martedì 29 marzo 2016

Workshop di scrittura critica


Il mese scorso ho avuto la fortuna di poter partecipare al workshop, organizzato da Filmidee in collaborazione con la Scuola Civica di Milano, Scrivi anche tu per “Il Mereghetti”.



Lo scopo di questo corso, tenuto dall'autore de Il Mereghetti. Dizionario dei Film, Paolo Mereghetti, e dai due coautori Alessandro Stellino (fondatore del magazine online Filmidee) e Filippo Mazzarella (collaboratore del sito Duels), era aiutarmi a capire come gestire le parole per raggiungere la lunghezza giusta per un articolo nitido e preciso e, soprattutto, recensire anche i film che non mi sono piaciuti o mi hanno lasciato indifferente.
Premetto che stiamo parlando di un dizionario, e la stesura di una scheda di un film è molto diversa da un articolo giornalistico o dal post di un blog.
La principale differenza è la sintesi, necessaria in quanto l'ultima edizione de Il Mereghetti contiene 28000 schede in 6050 pagine.
Nelle mie recensioni la trama è dettagliata (con citazioni e dialoghi che la completano), così come la critica, mi piace descrivere ogni dettaglio che mi ha colpito del film. 
Nel dizionario invece la trama deve essere sintetica e non deve assolutamente contenere gli spoiler (nelle mie ogni tanto ci sono, ma con il giusto avvertimento in modo da lasciare il libero arbitrio al lettore).
Anche la critica deve seguire dei parametri. Innanzitutto deve essere comprensibile a tutti quindi bisogna evitare di filosofeggiare troppo ed utilizzare parole troppo ridondanti. Il giudizio non deve essere comparativo con altri film, non bisogna mai mettersi al posto del regista. E, soprattutto, non deve esserci un stroncatura netta (anche se io non sono d'accordo), ad esempio non si può scrivere di un film horror, il cui regista ha fatto del colpo di scena finale il suo marchio di fabbrica, “il film ha tutti i cliché tipici dell'horror, ma con solo un paio sequenze veramente terrificanti, per poi ricadere nel suo solito colpo di scena, che porta in coda altri cinque minuti di pellicola moralizzatrice sul perdono, che sintetizzato è: non buttate via un'ora e mezza della vostra vita. Poi capirete di quale film sto parlando.
Il Mereghetti è anche conosciuto per le stelle di giudizio che vanno da una a quattro intervallate dalle mezze: *scarso, **sufficiente, ***buono, ****capolavoro. Poi c'è anche lo zero (°) ovvero quando un film da una stella è stato fatto da un regista che di media ne prende tre o quattro, ma a detta di Paolo Mereghetti sono molti pochi.
Ci hanno dato un lista di film tra cui sceglierne uno o due da recensire: Quo vado?, Spectre, Steve Jobs, Perfetti sconosciuti, The Revenant, Il caso Spotlight, La corrispondenza, Irrational Man e The Visit. Io ho scelto Spectre e The Visit, che assieme al film con Zalone erano i tre che avevo visto. Ma Quo vado? era troppo, psicologicamente non ero pronto.



Spectre **1/2 (Spectre, Usa, 2015, Col., 148') Sam Mendes. Con Daniel Craig, Christoph Waltz, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Ben Whishaw, Naomie Harris, Dave Bautista, Andrew Scott, Monica Bellucci. # Città del Messico, Giorno dei Morti. Seguendo le direttive postume del vecchio M, Bond (Craig) sventa un attentato uccidendo il terrorista che lo stava organizzando. L'eclatante azione causa un incidente diplomatico, pertanto il nuovo capo M (Fiennes) lo sospende per aver agito senza autorizzazione. Bond però continua ugualmente ad indagare per trovare il mandante. Gli indizi lo portano a Roma, dove scopre l'esistenza di una pericolosa organizzazione criminale, che si insinua in modo capillare negli ambienti governativi e non, chiamata SPECTRE. Con l'aiuto di alcuni collaboratori fidati rintraccia Madeleine Swann (Seydoux), figlia di un affiliato dell'organizzazione, che lo aiuterà ad arrivare al capo della SPECTRE, Ernst Stavro Blofeld (Waltz). Ma una volta alla resa dei conti riaffioriranno i fantasmi del passato per Bond. Sam Mendes dirige per la seconda volta un episodio dell'agente segreto britannico, allontanandosi completamente dall'introspettivo Skyfall. Nel film, che risulta essere godibile con una regia pulita e mai confusionale, ritroviamo i canoni classici delle pellicole bondiane. Per enfatizzare questo ritorno alle origini Mendes riempe la pellicola di citazioni visive che richiamano i suoi predecessori. Nota stonata l'intepretazione sottotono di Waltz nella parte del malvagio capo della SPECTRE. Il film è fruibile anche per chi non ha visto le pellicole precedenti, riguardanti la genesi del personaggio, pur essendoci un collegamento diretto. Oscar 2016, come migliore canzone, a Sam Smith per il brano Writing's on the wall.




The Visit * (The Visit, Usa, 2015, Col., 94') M. Night Shymalan [Manoj Nelliyattu Shymalan]. Con Olivia DeJonge, Ed Oxenbould, Deanna Dunagan, Peter McRobbie, Kathryn Hahn. # Becca (DeJonge) e Tyler (Oxeboulde) sono i figli adolescenti di una giovane madre che da quindici anni non ha più alcun rapporto con i genitori. Per permetterle di partire per una crociera con il nuovo fidanzato acconsentono di andare a conoscere per la prima volta i loro nonni e passare una settimana a casa loro. I due ragazzi intenti a girare un documentario amatoriale sulla loro madre decidono di filmare tutta la vacanza. All'inizio sembra andare tutto bene, i nonni sono gentili e premurosi, ma poi le cose iniziano a cambiare a causa degli atteggiamenti strani e violenti dei due anziani. Shymalan, dopo due blockbuster, si cimenta in un horror a basso costo girato in stile found footage molto in voga in questi ultimi anni, infatti le immagini provengo dalle due telecamere utilizzate dai ragazzi. L'idea di fondo del film è anche discreta, ma la sceneggiatura ha dei buchi sin troppo evidenti, partendo dal fatto che i due bambini si recano da soli dai nonni, senza nemmeno conoscerne l'aspetto. Inoltre alcune scene che vogliono creare tensione sfiorano il ridicolo. In tutta questa regia confusa si salva solo la sequenza, girata in soggettiva, dell'inseguimento ambientato sotto la casa. Non manca il classico colpo di scena che tanto ha dato lustro ai film di Shymalan. Malriuscito anche il doppiaggio con i rap imbarazzanti del bambino.


Il secondo ed ultimo compito che ci è stato assegnato è quello di recensire PPZ - Pride + Prejudice + Zombies. La miglior scheda sarà pubblicata nella prossima edizione de Il Mereghetti. Al momento non ci hanno ancora fatto sapere chi è il vincitore, comunque a breve la pubblicherò nel blog.
SPOILER: gli ho dato una stella e mezza.


Milkshake Martin and Lewis (Pulp Fiction)


Se volete sapere di che sa un frappè da cinque dollari ci sono due modi.
Il primo è andare al Jack Rabbit Slim's, dopo aver prenotato un tavolo (collocato all'interno di una Chrysler New Yorker del 1956), e ordinare al cameriere "Buddy Holly" un Durwood Kirby burger e un milkshake Martin and Lewis.
Dopo però vi tocca ballare scalzi sulle note di "You never can tell" di Chuck Berry.
Oppure seguire la seguente semplice ricetta (presa dal ricettario "In cucina con Tarantino" allegato al DVD Jackie Brown).



Milkshake Martin and Lewis
Ingredienti per una persona
  • 1 bicchiere di latte
  • 100 gr. di gelato alla vaniglia
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • 2 cucchiai di ghiaccio tritato
  • 1 ciliegina
Mettete tutti gli ingredienti nel frullatore e girate la manopola al massimo, continuando a frullare finché saranno completamente disintegrati e gonfi d'aria.
Versate il frullato in un bicchierone bello grande, guarnite con una ciliegina e infilate la cannuccia.
Sorseggiate mugolando come Mia Wallace.

Questo frullato si ispira ai due comici degli anni cinquanta, Dean Martin e Jerry Lewis. In alternativa, se invece del gelato alla vaniglia mettete quello al cioccolato otterrete il frullato Amos & Andy, citato nel film, ispirato a due artisti di colore.
Se vi piace rinforzato, come lo vorrebbe Vincent, aggiungete una spruzzata di Bourbon.



Accidenti, è davvero buono questo frullato. Non so se vale 5 dollari, ma cazzo è veramente buono!
(Vincent Vega)

sabato 26 marzo 2016

Chi è Keyser Soze?



Pare che sia turco. C'è chi dice che il padre sia tedesco. Nessuno crede che esista davvero. Nessuno l'ha mai conosciuto o visto qualcuno che abbia lavorato per lui. Ma a sentire quello che dice Kobayashi, chiunque avrebbe potuto lavorare per Soze. Non lo sapevano...era questo il suo potere. 
La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stata convincere il mondo che lui non esiste.
Una delle storie che mi hanno raccontato i ragazzi, che io credo, è di quando Soze stava in Turchia.
C'era un gruppo di ungheresi che voleva formare una banda, avevano capito che per avere il potere non c'è bisogno di fucili o di soldi ne di essere in molti, serviva solo la volontà di fare quello che gli altri non vogliono fare. Dopo un po arrivano al potere e prendono di mira Soze. Era un pesce piccolo, allora. Spacciava solo droga, dicono.
Arrivano a casa sua di pomeriggio vogliono fregargli la roba, trovano la moglie e i figli in casa e decidono di aspettare Soze.
Lui arriva a casa sua e trova la moglie violentata e i figli che urlano. Gli ungheresi sanno che Soze è un duro e vogliono fargli capire che loro non sono da meno.
[Flashback: un ungherese sgozza uno dei figli]
Gli dicono che vogliono il suo territorio e tutto il suo giro.
Soze guarda fisso negli occhi i suoi familiari e fa vedere a quei uomini di ferro cosa sia una volontà di ferro.
[Flashback: Soze spara a due ungheresi, puoi uccide i suoi figli e la moglie]
Gli dice che preferisce vedere la sua famiglia morta piuttosto che vivere un altro giorno, dopo quanto è successo. Lascia vivere l'ultimo ungherese.
Aspetta che la moglie e i figli siano sottoterra, poi va cercare il resto della banda. Uccide i loro figli, uccide le loro mogli, uccide i loro genitori e i loro amici. Brucia le case in cui vivono e i negozi in cui lavorano. Uccide perfino le persone che gli devono dei soldi.
E come niente...sparisce!
Un clandestino. Nessuno l'ha più visto da allora. Diventa un mito. Una storia del terrore che i criminali raccontano ai figli "Se non obbedisci a papà, Keyser Soze ti porta via".
Ma nessuno ci crede veramente
(Roger "Verbal" Kint)

I soliti sospetti