Tu
non sei un attore, sei una celebrità.
Con
questa ossessione Riggan Thompson (Michael Keaton), attore sessantenne reduce
da una serie di film per il grande pubblico, Birdman appunto, cerca di
ricostruirsi una credibilità artistica per scrollarsi di dosso il pesante ricordo dell'eroe piumato, mettendo
in scena a Broadway una pièce teatrale ispirata all'opera “Di cosa
parliamo quando parliamo d'amore” di Raymon Carver.
Nell’impresa
sono coinvolti il suo amico e produttore un po’ nevrotico e sconsiderato Jake,
interpretato da Zach Galifianakis (L’Alan di “Una notte da leoni” tanto per
capirci) che dopo varie commedie si cimenta in un ruolo drammatico con ottimi
risultati; sua figlia Sam, che ha il volto di Emma Stone, appena uscita da un
rehab, con cui ha un rapporto conflittuale e semiassente; l’amante Laura
(Andrea Riseborough) che usa beceri espedienti per cercare la sua attenzione e Lesley
(Naomi Watts brava come sempre) un’attricetta insicura il cui unico desiderio è
calcare i palcoscenici di Broadway.
Infine Mike Shiner (un Edward Norton in stato di grazia) attore di grande
talento, egocentrico, a tratti insopportabile ed incapace di realizzarsi fuori
dalla scena dove solo una volta abbassa gli scudi e si mette a nudo.
Sam: Obbligo o verità?
Mike: Verità.
Sam: Cosa vorresti fare con me?
Mike: Vorrei strapparti gli occhi e
metterli al posto dei miei. Per poter vedere questa strada con gli occhi di
quando ero ragazzo.
C’è
un altro personaggio coinvolto (anche se involontariamente) in quest’avventura,
il suo alterego Birdman. Una sorta di amico immaginario che lo molesta e tenta di dissuaderlo per spingerlo a
ritornare a fare Blockbuster.
Riuscirà
Riggan nel suo intento?
E
a che prezzo?
Si tratta di un film corale,
con dei dialoghi taglienti da black comedy, ottimamente recitato da un cast capitanato da
un Michael Keaton in piena forma che si cala in un personaggio decisamente
adatto al lui.
Keaton sta a Thomson come Batman sta a Birdman.
Come non notare la somiglianza dell’eroe alato sulla
locandina appesa nel camerino di Riggan a Batman.
Ed è proprio il suo
alterego che in una battuta fa capire che l’ultimo film di Birdman (il terzo) è
del 1992 ovvero lo stesso di "Batman - il ritorno" l’ultimo
interpretato da Keaton.
Quindi possiamo dire
che questo film è il riscatto di Michael Keaton.
Curiosamente, oltre a
Keaton, anche gli altri due candidati agli Oscar hanno flirtato con i comics movie.
Edward Norton ne
“L’incredibile Hulk” che a mio parere è il migliore di tutti.
E la Stone nei film
di “The Amazing Spider-Man” che non mi hanno appassionato. Per quanto un film
della Marvel possa appassionare.
Alejandro G. Iñárritu
fa una critica al cinema commerciale americano, dove i giornalisti sono più
interessati ai pettegolezzi e alla carriera decaduta di Riggan piuttosto che
parlare del suo spettacolo. Dove i fan lo riconoscono solo come l’attore che ha
interpretato Birdman e non perdono occasione di riprenderlo con il cellulare
per condividere le immagini in rete.
Se la prende anche con i critici cinematografici,
dando vita a Tabitha Dickinson,
che vuole stroncare lo spettacolo di Riggan senza neanche averlo visto.Ma è il livello stilistico che lo rende un film interessante, non un capolavoro, ma un film interessante.
Le riprese sono state
girate quasi tutte all'interno del St. James Theatre di Broadway (un labirinto di cunicoli e corridoi, quinte e soppalchi teatrali).
L’utilizzo della steadycam
ha permesso di dare l’impressione allo spettatore d’essere presente in prima
persona durante l’allestimento dello spettacolo, ed effettuare i tanti primi
piani che non mentono sulla capacità
degli attori.
Il regista messicano realizza
il film come se fosse un unico piano sequenza, di fatto non lo è ci sono i
tagli di montaggio, ma non si vedono grazie al gioco di luci e ombre creato dal
direttore della fotografia Emmanuel Lubezki.
Voi vi chiederete,
dov’è l’originalità?
Il piano sequenza è
stato utilizzato dai più grandi registi Hollywood. Come non ricordare
l’ingresso nel ristorante, passando dal retro del locale, del "bravo ragazzo" Ray Liotta nel film di
Martin Scorsese, l’incipit di Omicidio in diretta“ di Brian De Palma, o ancora,
il mio preferito in assoluto, quello girato dentro la monovolume ne “I figli
degli uomini” da Alfonso Cuaròn.
Per non dimenticare
Alfred Hitchcock che, come avevo già raccontato in questo post, ha girato l’intero film “Nodo
alla gola” apparentemente senza tagli di montaggio.
Quindi cosa differenzia "Birdman" dal film di Hitchcock? A livello visivo Iñárritu non ha creato nulla di
nuovo.
E invece no.
"Nodo alla gola" è un
film che ha una continuità temporale, mentre "Birdman", essendo una storia che si
dipana in più giorni, fa dei salti temporali nello stesso piano sequenza.
La scena che spiega
meglio questo concetto è quella dove la telecamera indugia su Norton e la Stone
che si trovano sul soppalco del teatro dove sono ubicate le luci. Dopo poco la
telecamera si sposta per dirigersi verso il palco per inquadrare gli attori che
stanno recitando. E tra questi c’è anche Norton.
Un altro punto di
forza di questa pellicola è la colonna sonora realizzata per gran parte da
Antonio Sanchez.
Si tratta di un
incessante suono di batteria jazz, con un ritmo sincopato che accelera e
rallenta in base alla velocità delle riprese.
A mio parere questa
combo è stata letale. Iñárritu avrebbe dovuto almeno fare un paio di stacchi di
montaggio per far prendere fiato allo spettatore.
L’ultimo appunto che
voglio fare è sul finale, non mi è piaciuto per nulla.
Forse sarebbe stato
meglio quello che in un primo tempo voleva il regista. Johnny Depp seduto
davanti allo specchio, nel suo camerino, con il poster di “Pirati dei caraibi
5” sullo sfondo, avrebbe sentito la voce di Jack Sparrow dire: ”Come ci siamo ridotti
così amico?”. Analogamente a quanto accaduto a Riggan.
Purtroppo
l’indisponibilità di Depp a partecipare alle riprese, non ha consentito di
girare quest’ultima scena.
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