mercoledì 24 giugno 2009

City Of God


"Cidade De Deus" è un progetto d'urbanizzazione realizzato negli anni '60, che agli inizi degli anni '80, divenne uno dei posti più malfamati di Rio De Janeiro.
Il film racconta la favela attraverso le storie di due ragazzi (Buscapé e Dadinho) mossi d'ambizioni diversissime: il primo vorrebbe diventare fotografo (trovando molti ostacoli nella realizzazione del proprio sogno), il secondo il più temuto criminale della città.
All'inizio gli eroi locali erano i membri del "Trio Tenerezza" (Cabeleira, Marreco e Alicante), quello che rubavano lo regalavano alla povera gente della favela.
Il tempo passa e i criminali crescono: il Trio Tenerezza scompare e negli anni settanta è la droga il vero business, cosi Dadinho diventa rapidamente padrone della "Città di Dio" e del narcotraffico con lo pseudomino di Lil'Zé (Zé Pequeno).
(Se il traffico di stupefacenti fosse legale, Zé Pequeno sarebbe stato l'uomo dell'anno).
Diventato l'uomo più potente della favela, Zé, cerca di mantenere l'ordine evitando che si commettano crimini nel suo regno in modo da tenere alla larga la polizia.
La morte del suo braccio destro Bené e la violenza perpetrata ai danni della fidanzata del mite Mané Galinha innescheranno una guerra tra bande dall'esito tragico.


Cosa succede se il sud del mondo ruba al nord le tecniche narrative più sofisticate, le immagini più nuove, gli effetti di montaggio più azzardati, travasandovi la storia delle gang e della scalata al traffico di droga, della polizia corrotta, delle scorribande dei "bambini di strada"?
Succede che nasce "City Of God" del brasiliano Fernando Meirelles.

Basato sull'omonimo libro di Paul Lins, è realizzato nelle favelas di Rio De Janeiro con attori non professionisti che vivono nei luoghi dell'azione, ragazzi e ragazzini provinati per un corso di recitazione dove il testo d'affrontare era la sceneggiatura, tenendone nascosta la volontà di fare un film.
Con un montaggio ritmato e una regia adrenalinica Meirelles intreccia alla perfezione le diverse linee narrative, saltando avanti e indietro nel tempo senza mai fare confusione e contornando la vicenda principale di tante altre piccole storie. La voce fuori campo di Buscapé, che non diventa mai fastidiosa, spiega molto di ciò che vediamo sullo schermo.
Meirelles usa la fotografia per scandire il tempo: gli anni '60 sono evidenziati da colori con tonalità ocra, le immagini degli anni '70 hanno tinte accese e sgranate mentre per quelle degli anni '80 ha utilizzato colori realistici.
La colonna sonora, quasi tutta Bossanova, contribuisce a dare all'eccesso di violenza un tocco di leggerezza in mondo ironico dove i banditi hanno nomi come il "Trio Tenerezza" e "Angelica" è la ragazza sognata da Buscapé.
I titoli di coda sottolineano che, la storia si basa su altrettante storie vere, in quanto vediamo non solo le foto dei protagonisti ma anche l'intervista a Mané Galinha già riprotta nella finzione.



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